La confezione di Sonos Arc Ultra è sostenibile e ben realizzata. Ci sono due “interruttori” laterali che impediscono alla parte superiore di separarsi da quella inferiore, e una maniglia al centro per un facile trasporto.

All’interno troviamo due cavi, alimentazione e HDMI, in tinta con il colore della soundbar (in passato non lo erano), più i classici manuali del caso. 

La soundbar è ben imballata nel cartone e protetta da una sorta di cover che la avvolge tutta, ma che poi dimenticherete di avere.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, Arc Ultra è stata realizzata con dei vincoli dimensionali abbastanza precisi, all’interno dei quale gli ingegneri di Sonos hanno dovuto “incastrare” gli speaker.

Questo per dire che in apparenza sembra quasi la stessa di prima, ma in realtà la sostanza è molto diversa.

Detto questo, ci sono comunque delle differenze costruttive. Ad esempio Arc Ultra è circa 1 cm più bassa della precedente Arc, e solo poco più larga di una manciata di centimetri.

La parte di controlli touch è stata interamente ridisegnata, con il volume a destra, play e skip al centro, e il LED dei microfoni sulla sinistra. Il pulsante per disabilitare questi ultimi è stato spostato sul retro, in una posizione decisamente più scomoda da raggiungere. Vero è che, se volete usare la soundbar come smart speaker, si tratta di un tasto che difficilmente toccherete tanto spesso.

Proprio come il modello precedente, si tratta di una soundbar pensate per televisori dai 55 pollici in su. E visto il suo costo aggiungerei che quei 55 pollici devono anche essere di una certa qualità, è il video rischia seriamente di non tenere il passo con l’audio. Ma questo è un altro discorso.

È interessante segnalare però che Arc Ultra consuma il 20% in meno in standby, che poi è teoricamente la modalità nella quale starà la maggior parte del tempo. Inoltre è stata aggiornata dal punto di vista della connettività con il Wi-Fi 6: non che ce ne fosse bisogno a livello di streaming, ma meglio avere una versione più recente di una più datata, no?

Da questo punto di vista comunque la maggiore novità è l’aggiunta del Bluetooth 5.3, assente in precedenza, che arricchisce ulteriormente le possibilità di riproduzione dei contenuti.

Nota finale, non meno importante, per i materiali. Arc Ultra è realizzata con il 47,9% di plastica riciclata, un dato importante in un’ottica di sostenibilità.

Non capita tutti i giorni che Sonos rilasci una nuova soundbar di punta e in fondo è giusto così. Si tratta di un mercato nel quale non ha senso sfornare continuamente nuovi prodotti e quando lo fai è bene avere una buona ragione dietro. Vediamo quindi se si tratta di un semplice aggiornamento o se c’è qualcosa di più sotto.

Sound Motion: vale il clamore suscitato?

La singola novità su cui Sonos ha più insistito è Sound Motion. Ma cos’è questa tecnologia?

Sound Motion è stata sviluppata originariamente dalla startup olandese Mayht, acquisita da Sonos nel 2022. La sua particolarità consiste nella riprogettazione dei trasduttori, i componenti responsabili della conversione del segnale elettrico in onde sonore.

Tradizionalmente, i trasduttori richiedono una certa profondità spaziale per consentire il movimento della membrana e la  conseguente generazione del suono. Sound Motion rivoluziona questo concetto riducendo drasticamente le dimensioni dei trasduttori senza compromettere la qualità sonora.

Qui ci riallacciamo il discorso di cui sopra, cioè che Sonos si è data dei vincoli dimensionali per la soundbar stessa, entro i quali dovevano essere adattati gli speaker. In questo senso, Sound Motion costituisce una soluzione perfetta.

In pratica, Sound Motion produce bassi fino a due volte più potenti rispetto all’Arc originale.

Per meglio capire cosa questo significhi, facciamo proprio un esempio pratico.

Sto usando ormai da anni una Sonos Arc, alla quale ho aggiunto un Sub Mini. Appena arrivata la Arc Ultra ho sostituito il vecchio modello con quest’ultima, e l’ho configurata. Piccola nota dolente al riguardo, ho dovuto provare più volte il setup su Android, probabilmente perché si annodava nel passaggio dalla Wi-Fi di casa a quella creata dalla Arc Ultra; su iPhone sono convinto che non sarebbe successo.

Una volta sistemato tutto, ho iniziato ad ascoltare uno dei brani suggeriti, “A Concert Six MonthsFrom Now” di Finneas O’Connell. La prima cosa che ho pensato è stata: “cavolo, non ho staccato il Sub Mini!”. Poi ho realizzato che il Sub Mini era sì attaccato all’alimentazione, ma non stava riproducendo nulla perché non l’avevo associato alla Arc Ultra.

Ecco, questo vi dà un’idea concreta della differenza. E da allora di prove ne ho fatte tante altre, anche con film e serie TV, e l’impressione generale non è mai cambiata: ci sono davvero tanti bassi in più rispetto ad Arc. A orecchio è difficile dire se siano sempre il doppio, ma ci sono, si sentono.

Sound Motion non è marketing, è davvero una tecnologia innovativa, che permette ad Arc Ultra di compiere un netto salto in avanti in termini di pressione acustica sulle basse frequenze.

9.1.4: una valanga di speaker in poco spazio

Forse avete sentito dire che Arc Ultra adotta una configurazione 9.1.4, ma cosa significa concretamente? La configurazione audio 9.1.4 si riferisce alla disposizione dei vari canali audio. Nello specifico di Arc Ultra abbiamo:

9 canali principali o orizzontali, per la riproduzione dei suoni che avvengono intorno allo spettatore. Questi includono:

3 canali frontali (sinistra, destra e centrale) che si occupano della maggior parte del suono principale e soprattutto dei dialoghi.
2 canali laterali (sinistra e destra) che si trovano ai lati dell’ascoltatore per una maggiore profondità laterale.
4 canali surround (2 posteriori e 2 posteriori alti) per creare un campo sonoro che circonda l’ascoltatore (il cui risultato è variabile anche a seconda della sorgente audio).

1 subwoofer dedicato alle basse frequenze (il Sound Motion di cui prima).
4 canali di altezza o overhead, che emettono suoni dall’alto per creare una sensazione di suono tridimensionale. Si tratta in pratica dei canali associati al Dolby Atmos.

E giusto per chiarire, la Arc originale è 5.1.2, quindi i miglioramenti di Arc Ultra non stanno certo solo nella maggiore potenza del subwoofer, ma si fanno sentire su tutta la linea.

La spazialità in particolare è davvero un passo avanti, tanto che da sola la soundbar è molto più capace di ricreare la “bolla sonora” del Dolby Atmos. Certo, l’aggiunta di un subwoofer ancora più potente (non a caso è stata lanciata con il Sub 4) e di un paio di validi speaker ai fianchi, come gli Era 300, aumentano ulteriormente il senso di spazialità, ma non sono fondamentali per godere di una buona esperienza.

In un certo senso Sonos si è fatta concorrenza da sola, rendendo la Arc Ultra molto più indipendente dal resto dell’ecosistema rispetto al precedente modello.

A questo proposito, la stanza ideale per la solo Arc Ultra è larga circa 4 metri, con soffitto un soffitto di circa 3 metri al massimo. In queste condizioni la soundbar riesce a dare il meglio, come ci ha confermato Doug Button, un ingegnere audio di Sonos che ha lavorato proprio su Arc Ultra. Chi avesse ambienti più impegnativi potrà quindi valutare l’acquisto di altri sistemi di supporto, come quelli a cui abbiamo accennato.

Miglioramento vocale: si sente ma non si fa sentire

Il miglioramento vocale ora ha 3 livelli, regolabili purtroppo solo dall’app, laddove nella precedente Arc si tratta di un’opzione acceso/spento. Gli ingegneri di Sonos hanno fatto ampi studi, coinvolgendo anche registi di spessore, per assicurarsi che il miglioramento vocale non alterasse il loro intento originario con una data pellicola.

I tre livelli sono, molto semplicemente, basso, medio e alto. La funzione diventa tanto più utile quanto più c’è sovrapposizione di suoni alle voci, ma è utile anche in ambienti rumorosi, dove altri suoni potrebbero intromettersi. Pensiamo ad esempio a bar o altri locali, o anche in una serata in casa ma con tanti ospiti e tanto chiacchiericcio. Non da ultimo, chi avesse difficoltà uditive potrebbe trarne beneficio.

Detto questo, attivare il miglioramento vocale, anche al livello massimo, non significa che improvvisamente sentirete solo le voci e non il resto. È più un fatto di definizione che di potenza. Nitidezza è forse il termine che descrive meglio il tutto, con le voci che giungono più cristalline all’orecchio dell’ascoltatore, pur senza sembrare artefatte. 

Sia chiaro però che non è un’opzione che è necessario abilitare. Personalmente non la sfrutto molto, perché non ho mai avuto troppi problemi in questo senso, o al massimo la tengo sul livello basso, in modo che dia un piccolo boost laddove serve. È comunque un aspetto al quale il pubblico teneva, o Sonos non avrebbe perso tempo a ottimizzarla ulteriormente.

Trueplay anche su Android, ma con un limite

Un’altra novità molto attesa dagli utenti Android è l’ottimizzazione Trueplay, che finalmente è compatibile anche col robottino verde, anche se c’è un ma.

In breve, Trueplay è una tecnologia sviluppata da Sonos per ottimizzare la resa sonora dei suoi speaker in base all’acustica specifica dell’ambiente in cui sono posizionati. Analizzando come il suono si riflette sulle pareti, i mobili e le altre superfici della stanza, Trueplay regola di conseguenza le impostazioni audio di Sonos Arc Ultra affinché renda al meglio in quella collocazione.

Su iPhone questa opzione è disponibile da anni e sfrutta il microfono di iPhone facendo muovere l’utente per la stanza con il telefono in mano, in modo da capire come i suoni si propagano e si riflettono, rilevando eventuali risonanze o attenuazioni causate dalla disposizione della stanza.

Su Android le cose sono un po’ più semplici, nel senso che vengono usati solo i microfoni della soundbar stessa, perché l’enorme varietà nell’hardware degli smartphone Android in circolazione non permetterebbe un’esperienza uniforme.

Fatto sta che questa semplicità da un lato velocizza il processo, che dura una decina di secondi o poco più, ma significa anche che l’ottimizzazione Trueplay tramite iPhone rimane più accurata e quindi preferibile. Del resto è un’operazione che, nella maggior parte dei casi, va portata a termine una volta sola, a meno che Arc Ultra non venga spostata o che non cambi in modo significativo l’arredamento della stanza. Se non avete un iPhone, potete sempre chiedere a un amico di prestarvene uno per qualche minuto.

Ok, ma quindi come suona?

Mettetevi comodi.

La cosa migliore, quando si parla di audio, è ascoltare in prima persona. Le parole o l’audio stesso che potremmo farvi sentire da una registrazione non rendono mai l’idea fino in fondo. Detto questo, vediamo comunque di fare un quadro generale di cosa aspettarsi da Sonos Arc Ultra a seconda del genere e del tipo di audio.

Arc Ultra non ha un target specifico, nel senso che è stata ottimizzata in modo equivalente sia per lo streaming che per la musica, e riesce a produrre un equilibrio ottimale tra bassi potenti, alti chiari e un’immersione spaziale (potenzialmente) eccellente. Analizzeremo comunque le due aree separatamente, perché si tratta di esperienze diverse.

Musica

Uno degli aspetti che mi hanno più convinto, e non me lo sarei aspettato a prescindere, è la musica classica.

Una Sinfonia n.9 di Beethoven riesce a farti sentire al centro di un teatro. I canali di altezza fanno molto bene il loro dovere in questo senso, con gli archi che risuonano in primo piano e gli ottoni che si diffondono più dalla distanza. I bassi ora ci sono molto di più, tanto che il contrabbasso riesce a far vibrare la stanza a un certo volume. Notevole!

Mi sono poi spostato a un genere che mi è meno congeniale, il jazz, del quale ho comunque apprezzato la chiara distinzione tra i vari strumenti. La tromba di Miles Davis suona come se fosse di fronte a me, ma anche tutti gli altri canali si fanno sentire, mettendo in evidenza i piatti e i fiati. Un audiofilo potrebbe spingersi più in là probabilmente, e magari apprezzare le diverse sfumature che possono esserci nei suoni più alti giocando sul miglioramento vocale, che in certi casi mi sembra possa fare la differenza.

Passando a rock e metal, che sono più il mio pane quotidiano, ho iniziato con un classicone: Bohemian Rhapsody dei Queen. Sarà per la magia di questo brano, ma il passaggio tra la parte iniziale con cori, voce e piano, e quella finale più dinamica, è da brivi. I dettagli vocali arrivano sempre chiari, anche in mezzo agli strumenti più aggressivi e agli assoli di chitarra sul finale. Un capolavoro, cui Arc Ultra rende giustizia.

Mi sono poi lasciato trasportare dalla nostalgia, con Imaginations from the Other Side dei Blind Guardian, un altro brano non facile, dove il rischio di mescolare le sonorità, soprattutto in certi momenti, è elevato. Di Arc Ultra invece si fanno apprezzare sempre la grande distinzione, soprattutto sui medi, che non vengono schiacciati dalla postenza del Sound Motion, e dalla chiarezza degli alti.

Get Lucky dei Daft Punk mi ha traghettato via via verso un genere in cui la riproduzione dei bassi è fondamentale, e la Arc Ultra, grazie a Sound Motion, offre bassi profondi e vibranti che riempiono davvero la stanza.

Alla fine ho chiuso con qualche classicone-piacione pop, tra Dua Lipa, Annalisa o chi per loro. Nulla da dire comunque: le voci, già di per sé in primo piano, beneficiano molto dalle capacità di Arc Ultra di riprodurre tutte le altre frequenze, tanto che anche brani che sembravano più privi di “corpo” li ho scoperti più equilibrati, con un sound pieno che avvolge bene chi ascolta.

Streaming

Sono partito da quello che per me è un classico: 6 Underground. Dolby Atmos + Michael Bay sono sempre una garanzia. E rispetto alla precedente Arc qui c’è sicuramente più enfasi sulle esplosioni (grazie Sound Motion), ma al contempo anche maggiore chiarezza nei toni alti, che siano lo stridio dei pneumatici, lo sfrecciare di una moto, o anche lo sparo di una pistola. E quando c’è qualcosa che proviene dall’alto, in un paio di occasioni ho girato la testa per istinto, e quando un’auto passa da un lato all’altro dello schermo, il suono si sposta con precisione, creando una forte sensazione di movimento che migliora l’immersività.

Mi sono poi gustato alcune delle più belle battaglie del Signore degli Anelli, compiacendomi per la mia scelta. Il cozzare delle spade, i passi sul terreno e le occasionali magie, hanno guadagnato anima rispetto a prima. Anche gli effetti sonori ambientali, come il vento, riescono a riempire la stanza in modo più avvolgente. E ancora una volta la presenza di Sound Motion fa la differenza, aggiungendo enfasi ai passi  sul terreno, che di nuovo fanno vibrare la stanza.

Siccome sono un amante delle commedie ho anche riguardato un po’ di How I Met Your Mother e The Office. L’ho fatto solo per completezza ovviamente, non per piacere personale!

In questo caso l’enfasi è ovviamente tutta sulla voce, ed è qui che ho giocato di più con il miglioramento del parlato, con risultati un po’ mixed feeling, forse perché ormai ho rivisto le due comedy fin troppe volte. Però, in quei rari momenti in cui c’è un po’ più di azione o di musica di sottofondo, Arc Ultra è come un leone che ruggisce al risveglio.

Non poteva infine mancare qualche documentario, in particolare Il nostro pianeta di Netflix. Oltre a essere bellissimo dal punto di vista visivo, con Arc Ultra l’immersione fa un salto in avanti. I passi delle tartarughe sulla sabbia mi hanno fatto pensare di essere sulla spiaggia, mentre la voce narrante è sempre chiara, quasi come fosse al mio fianco, non distante. Al contempo tutti i suoni della natura hanno presenza scenica, dal vento al canto degli uccelli, e sono resi in modo realistico, con gli effetti ambientali che si diffondono in tutte le direzioni. E quando ce n’è bisogno, ancora una volta, Sound Motion stupisce con la sua potenza, che sia un’onda che si infrange con vigore sugli scogli, o un vulcano che erutta.

C’è altro (in arrivo)

Abbiamo già detto tanto su Arc Ultra, ma ci sarebbero ancora altre cose da aggiungere. Ad esempio adesso abbiamo il Bluetooth, assente nella Arc originale, che facilita la trasmissione di musica da smartphone e altri dispositivi. È curioso però come una funzione tanto attesa e criticata per la sua assenza, alla fine non abbia poi fatto questa grande differenza, forse perché ci lamentiamo a prescindere di ciò che non abbiamo? (Gli utenti Apple potevano e possono invece godere di AirPlay 2, per fare più o meno la stessa cosa ma con protocolli diversi).

Una nota importante però è il consumo: il 20% in meno in standby rispetto al modello precedente. Non è poco, considerando che Arc Ultra è silenziosa per la maggior parte della giornata.

Poi c’è tutta la parte di assistenti vocali, limitati in realtà ad Alexa e Sonos Voice. Quest’ultimo, purtroppo, è ancora solo inglese, e lo è ormai da diverso tempo. Sembra quasi che Sonos non ci tenga più di tanto, ed è un peccato, perché comunque Alexa qualche limite ce l’ha (uno su tutti: non riproduce YouTube Music).

Per quanto riguarda Alexa invece, dopo essere rimbalzati tra un’app e l’altra per configurarla, vi ritroverete con uno smart speaker capace di fare ciò che fanno quelli di Amazon, ma con la potenza sonora di Arc Ultra. Se siete abbonati a Spotify o Apple Music, è un accoppiamento praticamente perfetto.

E a proposito di accoppiamenti, ci rimane da provare solo una cosa, che testeremo prossimamente, ovvero lo swap tra Sonos Arc Ultra e Sonos Ace, le cuffie dell’azienda. Premendo un pulsante sulle cuffie l’audio della soundbar passa automaticamente a loro, “con un surround così realistico che giurerai che proviene dalla soundbar stessa“. Una bella promessa, che non vediamo l’ora di saggiare con mano. O meglio con l’orecchio.

Sonos Arc Ultra costa 999 euro di listino. La stessa cifra a cui è stata lanciata a suo tempo Sonos Arc, che nel frattempo è scesa a 799 euro, in seguito all’arrivo del nuovo modello.

Si tratta di una doppia buona notizia, perché Arc, che rimane validissima, adesso costa meno, mentre per quanto riguarda Arc Ultra i miglioramenti ci sono e sono anche ben udibili, tanto che Sonos avrebbe anche potuto giocare la carta del rincaro, ma per fortuna non l’ha fatto.

Arc Ultra rimane ovviamente un prodotto costoso, ma in linea con la concorrenza di pari fascia, e dal punto di vista qualitativo Sonos ha degli assi nella manica non indifferenti, Sound Motion in primis.

Chi abbia già una TV di un certo livello insomma, ha adesso una scelta in più per far fare il salto di qualità anche all’audio di film e serie TV, e non solo.

Il sample per questa recensione è stato fornito da Sonos che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

L’articolo Recensione Sonos Arc Ultra: una grandissima soundbar, in “poco” spazio sembra essere il primo su Smartworld.

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Fonte: SmartWorld

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