Il reddito di cittadinanza introdotto con la manovra finanziaria diventa realtà: dal 6 marzo 2019 gli aventi diritto potranno richiederlo seguendo una procedura già predisposta dal Ministero. Si parla anche di pensione di cittadinanza per chi ha più di 67 anni, quindi questa riforma riguarderà una grande fetta della popolazione e sarà un contributo forte contro la povertà. Gli aventi diritto, secondo le stime ufficiali Istat, sarebbero circa 2,5 milioni di persone. Vediamo dunque a chi è riservato l’accesso al programma del reddito di cittadinanza e a quanto ammonta la cifra che verrà caricata ogni mese dallo Stato sull’apposita card.

Chi può richiedere il reddito di cittadinanza

Essendo una misura riservata alla fascia meno abbiente della popolazione, per richiedere il reddito di cittadinanza è necessario rispettare dei parametri piuttosto stringenti:

  • L’ISEE del nucleo familiare nel suo insieme non deve superare i 9.360 euro;
  • Non si devono possedere immobili per più di 30.000 euro. Nel conteggio, tuttavia, viene esclusa la prima casa;
  • Esiste un parametro anche riguardante il patrimonio mobiliare, ovvero la quantità di denaro sul conto corrente o investita in strumenti finanziari. Sempre per l’intero nucleo familiare, questo non deve superare i 6.000 euro per i single, ma può arrivare fino a 10.000 euro per le famiglie. Ogni componente con disabilità in famiglia fa aumentare la soglia di ulteriori 5.000 euro;
  • Il reddito del nucleo familiare deve essere inferiore ai 6.000 euro per i single, ma sono previsti degli aumenti per le famiglie fino ad un massimo del 210%: ogni figlio maggiorenne aumenta del 40% la soglia, ogni figlio minorenne la aumenta del 20%. Esiste inoltre un’eccezione specifica per i pensionati e chi vive in affitto: i primi potranno avere fino a 7.560 euro di reddito per ricevere la pensione di cittadinanza, i secondi potranno raggiungere i 9.360 euro;
  • Da ultimo, non si deve possedere un’auto con cilindrata pari o superiore a 1.600cc né una moto con cilindrata pari o superiore a 250cc. In entrambi i casi, però, questi mezzi sono ammessi se la loro immatricolazione è avvenuta più di due anni fa.

Non solo gli italiani potranno richiedere il reddito di cittadinanza, in ogni caso. La misura si estende infatti anche a chi ha un familiare con permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciato in un Paese UE, così come a tutti i cittadini europei che vivono in Italia e rispecchiano i parametri appena analizzati.

Come si calcola il reddito di cittadinanza

Il calcolo non è semplicissimo, perché ci sono diversi fattori di cui bisogna tenere conto. Per semplificare le cose, mettiti subito nell’ottica che il reddito viene elargito non a te personalmente, ma al nucleo familiare nel suo complesso. Bisogna quindi, prima di tutto, calcolare l’importo di base che ti spetta; dopodiché andremo a fare le dovute moltiplicazioni per trovare il reddito che verrà elargito alla famiglia. Ricorda: il contributo è diviso in due parti, una che integra il tuo reddito ed una che ti aiuta con l’affitto.

Cominciamo!

  • Prima di tutto, a quanto ammonta il reddito familiare annuo? Se non arrivi alla soglia minima, ti verrà integrato fino ad arrivarci. Il massimo che può essere integrato è di 6.000 euro. La soglia minima è:
    • 6.000 euro se sei single
    • +40% per ogni persona maggiorenne nel tuo nucleo familiare (persone che vivono con te nella stessa casa)
    • +20% per ogni persona minorenne nel tuo nucleo familiare
    • Il massimo che puoi ottenere sommando questi “Bonus” è il 210%, ovvero 12.600 euro
    • La soglia di partenza può essere diversa, come abbiamo visto nel caso precedente, se sei un pensionato: in questo caso devi fare i conti partendo da 7.560 euro di reddito annuo anziché da 6.000.
  • Ora consideriamo l’affitto. Se vivi in una casa tua o di un tuo familiare, in cui non paghi l’affitto, non ti riguarda. Se invece devi versare tutti i mesi un canone di locazione, lo stato può aiutarti con un secondo contributo del reddito di cittadinanza. Ecco quanto puoi ricevere: tieni a mente quanto paghi al mese di affitto e moltiplica per 12 mesi all’anno. A seconda del risultato:
    • Se hai ottenuto una cifra minore di 3.360 euro, riceverai la cifra che hai ottenuto;
    • Se hai ottenuto una cifra superiore a 3.360 euro, riceverai esattamente 3.360 euro;
    • Per la pensione di cittadinanza, il massimo che si può ottenere è di 1.800 euro all’anno anziché 3.360.
  • Da ultimo, esiste una misura simile a quella precedente che ti riguarda se vivi in una casa di cui stai pagando il mutuo. In questo caso non riceverai il contributo per l’affitto, ma usando lo stesso metodo di calcolo puoi ricevere fino a 1.800 euro l’anno.

Facciamo i conti: chi riceve il minimo e chi riceve il massimo?

  1. Il minimo lo riceverà un nucleo familiare composto da un solo membro che vive in una casa di proprietà ed ha un reddito prossimo ai 6.000 euro;
  2. Il massimo lo riceverà un nucleo familiare composto da cinque membri (papà, mamma, due figli maggiorenni e uno minorenne), che viva in una casa in affitto il cui affitto costa più di 3.360 euro l’anno. In questo caso, il reddito di cittadinanza ammonterà a quasi 16.000 euro l’anno ovvero 1.330 euro al mese!

Richiesta e concessione del reddito di cittadinanza

Ci sono tre modi per fare domanda:

  • Utilizzare il sito ufficiale redditodicittadinanza.gov.it, in cui la procedura si può fare del tutto in modo telematico;
  • Recarsi negli Uffici Postali, ma solo dal 6 di ogni mese in avanti (onde evitare sovraffollamenti con altri momenti di picco delle Poste);
  • Recarsi in un CAF, ovvero un Centro di Assistenza Fiscale

I tuoi dati verranno poi trasmessi all’INPS, che entro cinque giorni farà i dovuti controlli. Se non ci sono problemi di sorta, riceverai una card di Poste Italiane sulla quale tutti i mesi ti verranno accreditati i soldi del reddito di cittadinanza. Attenzione però a come potrai spenderli:

  • Dovrai acquistare beni e servizi di base;
  • Potrai prelevare soltanto fino a 100 euro al mese se sei single, leggermente di più se hai famiglia;
  • Potrai inviare un bonifico mensile a favore del proprietario di casa per pagare l’affitto;
  • Non potrai accumulare il denaro, perché di mese in mese il saldo sulla card verrà azzerato;
  • Non potrai fare acquisti online;
  • Non potrai comprare cose diverse dai beni di prima necessità.

Per chi cerca di eludere i limiti imposti dalla legge, oltre che la perdita del reddito di cittadinanza si rischiano fino a sei anni di reclusione.

Come si perde il diritto al reddito di cittadinanza

Esiste più di un modo per essere esclusi dal programma, per cui bisogna prestare attenzione. In particolare non bisogna ritardare neanche di un giorno la presentazione della dichiarazione di disponibilità al lavoro, così come non si devono fare assenze ingiustificate alle occasioni formative o professionali. Non dimentichiamoci che questa misura nasce per dare assistenza alle persone mentre lo Stato cerca di reinserirle in un contesto lavorativo, per cui non è semplicemente un sussidio.

Una delle cose che preoccupava inizialmente era la possibilità di vedere delle persone continuare a percepire il reddito nonostante queste abbiano trovato un lavoro. Anche in questo caso, il decreto attuativo ci spiega che sono previste procedure penali anche a carico di chi dovesse omettere informazioni importanti per l’integrità del sistema, tra le quali ovviamente anche il cambio della situazione lavorativa. Infine, dal momento in cui all’interno dell’ecosistema nato intorno al reddito di cittadinanza c’è anche il fattore del lavoro socialmente utile, è meglio evitare di saltare queste occasioni per non perdere il diritto al bonifico mensile.

Reddito di cittadinanza e lavoro

Come abbiamo accennato, il reddito di cittadinanza nasce per reinserire centinaia di migliaia, se non milioni di persone, nel mercato del lavoro. Ecco perché la misura ha una durata di 18 mesi (eventualmente rinnovabili), durante i quali ognuno è chiamato a svolgere tre tipi di attività:

  1. Le attività formative, in cui si imparano nuove abilità che saranno poi utili per trovare lavoro;
  2. Le attività socialmente utili, grazie alle quali il cittadino restituisce alla comunità una parte del supporto ricevuto con il reddito di cittadinanza;
  3. Le attività lavorative, che si articolano in una serie di proposte (tre al massimo) tra le quali il cittadino dovrà scegliere il suo nuovo impiego.

Vediamo più da vicino come funziona questo sistema.

1. Documentazione

Prima di tutto bisognerà presentare un po’di documentazione: per gli under 26, con assegno di disoccupazione involontaria e disoccupati da meno di due, anni si tratta del Patto per il Lavoro, da consegnare ai Centri per l’Impiego; tutti gli altri dovranno recarsi negli uffici delegati dal Comune di appartenenza per stipulare il Patto di Inclusione Sociale.

Per questa procedura sono concessi al massimo 30 giorni dalla data di ottenimento del reddito di cittadinanza. Grazie a questa fase preventiva, lo Stato raccoglie le informazioni necessarie per impostare dei percorsi personalizzati sulla base delle capacità dei singoli.

2a. Patto per il Lavoro

Questa è la situazione in cui si troveranno gli under-26 di cui parlavamo nel paragrafo precedente. Su di loro il governo ha molta fiducia nella possibilità che il mercato del lavoro riesca ad assorbirli facilmente, per cui è stato pensato un percorso molto mirato all’ottenimento di un impiego per tutti gli aventi diritto.

Il percorso si articola in questo modo:

  • Durante i 18 mesi, ed eventualmente dopo il rinnovo, verranno fatte delle esperienze formative;
  • Grazie alle esperienze formative giungeranno delle proposte di lavoro;
  • Il cittadino può scartare al massimo due offerte congrue, ma dovrà poi accettare la terza.

Cosa si intende per offerta congrua? In poche parole, l’offerta di lavoro “non conta” se non rispecchia almeno tre caratteristiche:

  • Deve essere coerente con il profilo di competenze; un carpentiere che non ha idea di come riparare un tubo, dunque, non potrà finire per diventare un idraulico soltanto perché si tratta della terza offerta di lavoro ricevuta.
  • Deve essere coerente con il tempo in cui si è stati disoccupati. In poche parole, più tempo si rimane disoccupati e più diventa necessario accontentarsi;
  • Deve essere collocata in un’area geografica limitata. Man mano che aumenta la durata della disoccupazione e passano le offerte di lavoro, quest’area geografica si estende dai 100 chilometri iniziali fino a tutta Italia.

Una volta scaduti i 18 mesi, il reddito di cittadinanza può essere rinnovato; in questo caso, tuttavia, se arriva anche solo un’offerta congrua in qualsiasi parte d’Italia si è costretti ad accettarla.

2b. Patto di inclusione sociale

Per chi non ha meno di 26 anni sarebbe difficile ipotizzare una politica così aggressiva, per cui le cose diventano più semplici per tutti gli altri. Si verrà semplicemente accompagnati da una serie di enti locali attraverso un percorso formativo e di dialogo con le imprese del territorio, affinché da tutto questo possa nascere una concreta proposta lavorativa con la quale aiutare la famiglia a combattere la povertà.

Il problema, in questo caso, è che tutto sembra molto fumoso: non ci sono veri e propri paletti che devono essere rispettati dagli enti locali o da chi riceve il reddito di cittadinanza, per cui probabilmente finirà con l’essere poco fruttuosa la ricollocazione lavorativa di chi riceve il sostegno. Abbiamo già avuto una dimostrazione di quanto difficile sia ricollocare le persone nel mondo del lavoro con il governo precedente, quando era stato introdotto il Reddito d’Inclusione.

3. Esenzioni

C’è infine qualcuno che non deve aderire né al Patto per il Lavoro né a quello per l’Inclusione Sociale. Si tratta di alcune categorie di persone che potranno semplicemente ricevere il sostegno per un tempo indefinito, dal momento in cui non potranno presumibilmente trovare lavoro nel frattempo:

  • I beneficiari della pensione di cittadinanza
  • Le persone al di sopra dei 65 anni, anche non beneficiarie della pensione di cittadinanza
  • Chi ha a carico persone disabili che non possono difettare del sostegno offerto dai familiari
  • Chi ha a carico bambini minori di tre anni, non autosufficienti, che per la conformazione del nucleo familiare non possono essere accuditi da nessun altro.
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